A 6 mesi dall'omicidio di Berta Cáceres, la lotta continua

Sono già passati 6 mesi dall'assassinio di Berta Cáceres, Coordinatrice Generale del COPINH (Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell'Honduras), brutalmente uccisa per la sua lotta in difesa del Rio Gualcarque, in Honduras, fiume sacro per popolazione indigena locale e che permette loro ogni giorno di usufruire dell'acqua, minacciato dal progetto della diga Agua Zarca, che avrebbe un impatto devastante sull'ambiente e sulle comunità.
Lo scorso 15 giugno, davanti a tutte le ambasciate presenti in Honduras, si sono svolte manifestazioni per chiedere giustizia per Berta Cáceres,  per chiedere l’immediata istituzione di un gruppo di ricerca indipendente condotto dalla Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani (CIDH), chiarire il crimine ed accendere i riflettori su tutti i responsabili. Inoltre, si intende premere per il "no" definitivo alla realizzazione della diga.

Queste richieste continuano ad essere gridate a gran voce dal COPINH in un comunicato stampa a 6 mesi dall'omicidio di Berta. "Con l'assassinio di chi fungeva da Coordinatrice Generale di COPINH, e membra fondatrice di questa organizzazione, è stato commesso un crimine contro tutto il popolo Lenca, che lotta per la costruzione della sua autonomia, per la difesa della Madre Terra, dei beni comuni della natura e per il rispetto dei nostri diritti come popoli indigeni" si legge nel comunicato. Berta Cáceres "è stata vittima di un Crimine di Stato, poichè ha sofferto, nel corso del suo esercizio politico, la persecuzione delle autorità nazionali [...], e la criminalizzazione del suo lavoro da parte di imprese [...] e banche internazionali [...] interessate a saccheggiare i nostri Beni Comuni e trasformarli in guadagni".

Attraverso questo comunicato, inoltre, lo stesso popolo Lenca chiede da smilitarizzazione del proprio territorio, perchè "i militari, la polizia e le forze private di sicurezza sono i garanti degli investimenti privati attraverso la violazione dei diritti più elementari seminando paura, terrore e morte".

In questi sei mesi, migliaia di voci si sono levate per chiedere giustizia per Berta. Dal suo popolo, dalla sua gente, ma anche dai movimenti sociali, le comunità e la società civile di tutto il mondo. E continueranno a farlo.

¡Berta no murió, se multiplicó!

¡Con la fuerza ancestral de Berta, Lempira, Mota, Iselaca y Etempica se levantan nuestras voces llenas de vida, justicia, libertad, dignidad y paz!

 

Photo credit: COPINH