Armi italiane verso l'Arabia Saudita: la Procura di Brescia apre un'inchiesta

15 ottobre 2016 - Pubblichiamo un comunicato stampa della Rete Italiana per il Disarmo.

La Rete Italiana per il Disarmo esprime la propria soddisfazione per la conferma di apertura di un'inchiesta, da parte della Procura di Brescia, sulle forniture di bombe italiane al regno
saudita a seguito dell'esposto presentato da RID in diverse città italiane a Gennaio 2016. La notizia di possibile reato era relativa alla violazione dell'articolo 1 della legge 185/90 che vieta l'esportazione di armamenti verso Paesi in stato di confitto armato e che violano i diritti umani.


Rete Italiana per il Disarmo esplicita a riguardo la piena disponibilità a collaborare con i
Magistrati di Brescia, in particolare con il dott. Salamone titolare del fascicolo.
La Procura di Brescia ha da qualche settimana dato avvio ad un'inchiesta relativamente alle
forniture di bombe 'made in Italy' verso l'Arabia Saudita, con ipotesi di possibile violazione della
legge 185 del 90. Lo riporta un articolo del settimanale Panorama che conferma indiscrezioni
precedenti e ribadisce l'importanza e la fondatezza dell'Esposto su tale questione presentato da
Rete Disarmo a gennaio 2016 in diverse Procure d'Italia.
Le indagini, coordinate dal Magistrato bresciano dottor Fabio Salamone, non si sono limitate allo
studio delle carte e delle notizie presenti nel testo di Esposto ma hanno già visto l'efettuazione di
passi concreti di acquisizione diretta di nuove informazioni. Corroborate anche da documenti
ufficiali del Governo tedesco (ricordiamo che la fabbrica RWM italia di Domusnovas da cui sono
partite le bombe è di proprietà Rheinmetall) ottenuti dai ricercatori di Rete Disarmo e dimostranti la
piena responsabilità italiana sulle (almeno) sei forniture dirette tra la Sardegna e Riad.
La Rete Italiana per il Disarmo esprime la soddisfazione per questa decisione della Procura di
Brescia che permetterà di fare luce su un caso problematico di commercio di internazionale di
armi, emblematico anche di molti altri accordi simili. La RID si mette a piena disposizione dei
Magistrati - come già fatto in questi ultimi mesi - per fornire dati e informazioni utili all'inchiesta. Il
nostro auspicio è che si arrivi fnalmente ad un esplicito chiarimento a riguardo di meccanismi di
autorizzazione dell'export militare che a nostro parere confgurano da tempo una possibili violazioni
della nostra normativa nazionale sul tema.
In particolare i risultati dell'inchiesta potranno poi rendere più trasparenti i profli di rapporto
intercorrenti negli ultimi anni tra il nostro Governo e il Regno Saudita su questioni militari, di
produzione armata e della difesa. Proprio ieri la Rete Disarmo aveva chiesto chiarimenti
relativamente alla recente visita (inizio ottobre) della ministra Roberta Pinotti a Riad, che
secondo fonti di stampa saudita aveva toccato anche aspetti relativi a contratti di fornitura per sistemi
navali. Ricevendo come unica risposta un tweet del Ministero della Difesa paventante possibili querele
(“Ministero pronto a querelare chi difonde falsità”). Di fronte a tale risposta Rete Disarmo conferma
la propria serenità perché nessuna falsità è stata difusa da parte nostra: riteniamo al contrario
che sia legittimo e anzi doveroso richiedere informazioni sui rapporti istituzionali di esponenti
del nostro Governo con uno degli Stati maggiormente coinvolti nella guerra civile in Yemen. Un
confitto che, secondo ripetute prese di posizione delle Nazioni Unite, ha già portato a conseguenze
catastrofche per la popolazione, con una situazione così problematica da essere stata oggetto di
una Risoluzione del febbraio 2016 del Parlamento europeo per «avviare un’iniziativa fnalizzata
all’imposizione da parte dell’UE di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita». Già
a quel tempo tale autorevole presa di posizione aveva costituito una prima conferma positiva della
nostra scelta di presentare Esposti in diverse Procure italiane, non solo per sollecitare indagini su
possibile violazione della legge 185 del 90 ma anche per valutare i profli di aderenza delle decisioni
autorizzatorie ai principi e ai contenuti del Trattato Internazionale sugli Armamenti che l'Italia ha
sottoscritto e ratifcato (con unanimità di voto Parlamentare).
Per tutti questi motivi ribadiamo la nostra soddisfazione per la decisione della Procura di Brescia
di recepire i contenuti della nostra segnalazione e far partire un'inchiesta su tutti gli episodi di
invio ordigni dall'Italia all'Arabia Saudita. Rimaniamo in fiduciosa attesa dei prossimi, ulteriori
sviluppi.