Bioenergie in Europa: la nuova pubblicazione di TNI

20 gennaio 2017 - Il Transnational Institute ha appena pubblicato una ricerca dal titolo "Bioenergy in the EU", che analizza le contraddittorie politiche europee riguardo alla produzione, importazione e utilizzo di quelle particolari fonti di energia rinnovabili derivanti dalle biomasse e dette appunto bioenergie.

Generalmente, il tema delle energie rinnovabili riscuote un discreto successo in Europa. Tuttavia, a livello europeo, la discussione si è concentrata molto su pannelli solari e turbine eoliche, come principali fonti di energia rinnovabile nel continente, e il ruolo delle bioenergie, nonchè i loto potenziali impatti, sono stati totalmente messi da parte nelle discussioni pubbliche. Ma quest'immagine non sembra riflettere la realtà delle energie "rinnovabili" al giorno d'oggi.

In questo contesto, la bioenergia è stata presentata ai cittadini europei come migliore per il clima rispetto all'energia prodotta dai carburanti fossili. L'Europa si è proclamata "carbon neutral", perchè, mentre gli alberi e i campi agricoli rilasciano carbonio quando vengono bruciati, è vero anche che lo assorbono durante la loro crescita (mentre i carburanti fossili lo rilasciano e basta).Inoltre, le biomasse potrebbero rappresentare una fonte di entrata ulteriore per chi lavora nel settore primario nelle zone rurali, attraverso l'utilizzo di scarti agricoli, colture ad hoc, e legna dalle foreste e dalle piantagioni. La bioenergia ha assunto nel tempo un ruolo molto rilevante nell'implementazione delle politiche europee sul clima e sulle energie, piuttosto che  nella percezione delle persone, e nel 2013 la bioenergia rappresentava ben due terzi delle energie rinnovabili in Europa.

Tuttavia, nonostante l'importanza sempre maggiore delle biomasse e nonostante i numerosi vantaggi proclamati dall'Unione Europea rispetto a questa fonte di energia rinnovabile, una percentuale sempre crescente di bioenergia consumata in Europa proviene da biomasse d'importazione, le quali sono generalmente estratte su larga scala, provengono da foreste ricche di biodiversità e da aree in cui sono presenti forti conflitti sui diritti fondiari. E' ovvio che la bioenergia, se prodotta su larga scala, non contribuisce assolutamente a ridurre le emissioni di gas serra. Al contrario, è stato dimostrato che bruciare biomasse provenienti da coltivazioni su larga scala causa più emissioni che bruciare combustibili fossili.

Date queste premesse, la Commissione Europea e gli stati membri continuano ad ignorare i conflitti e l'incoerenza tra le politiche europee che promuovono le bioenergie e gli obiettivi delle politiche (europee ed internazionali) su sostenibilità, biodiversità, clima e sicurezza alimentare. Invece di imparare dall'esperienza degli ultimi 10 anni di promozione delle bioenergie, che ha portato a devastazioni di enormi proporzioni, l'UE continua a dare fondi per la bioenergia, disattendendo gli obiettivi da cui essa è nata.

Il supporto popolare ha sempre giocato un ruolo importantissimo per creare politiche comuni in favore di un maggiore uso di energie rinnovabili. L'educazione pubblica è indispensabile per fermare le politiche che portano ad uno sfruttamento incondizionato della terra e dei mezzi di sostentamento dei popoli nel Sud del mondo, così come la distruzione delle foreste ricche di biodiversità, soprattutto in paesi chiave nell'esportazione di biomasse quali Canada, Russia e USA.