Fusione Bayer-Monsanto: Golia sempre più colossale

Con l’acquisizione del colosso Monsanto da parte della Bayer, avvenuta in questa metà di un settembre ancora estivo, si crea un’impresa multinazionale dalle dimensioni, dal potere economico e dalla pervasività impressionante. Dai farmaci agli erbicidi, dalle sementi alla ricerca in biotecnologie: il nuovo gruppo controllerà in regime di oligopolio buona parte della nostra vita quotidiana. Si calcola che con questa operazione di concentrazione, l'asse Bayer-Monsanto controllerà il 29% del mercato dei pesticidi e il 24% di quello dei semi. Si pensi che il settore delle sementi OGM era gestito nella sua totalità da 4 multinazionali: Monsanto, Syngenta, DuPont e Bayer e che quindi ora con la fusione tra due di queste si arriva ad una situazione ancora più blindata. Il costo di questa operazione finanziaria è di 66 miliardi di dollari, molto più del Prodotto Interno Lordo annuo di un paese come la Bolivia.

Le preoccupazioni sono forti tra gli agricoltori, per il rischio di un aumento dei prezzi dei prodotti, e tra gli ambientalisti, per la prevedibile ulteriore erosione della biodiversità. Ma la preoccupazione dovrebbe essere di tutti: siamo di fronte ad una concentrazione sempre più esasperata del capitale, inversamente proporzionale alla debolezza della politica e degli organi di governance internazionali (sistema delle Nazioni Unite, UE, ecc.), alla crescente diseguaglianza sociale e alla frammentazione dei movimenti della società civile. Tutto il potere agli azionisti di poche imprese transnazionali, dunque? Andiamo verso il controllo dell’economia finanziarizzata sulla società e sui governi?

Ancora una volta, sta a noi come consumatori, come agricoltori, come cittadini fare scelte quotidiane: assicurarci che il nostro cibo venga dall’agricoltura locale, familiare e sostenibile; non comprare prodotti legati a questi colossi tossici; votare per politici non collusi con i poteri economici; militare in movimenti che prospettino una necessaria transizione verso un altro modello di sviluppo.

E non da ultimo, sostenere iniziative come quella del II Forum Europeo di Nyéléni, dove contadini, braccianti, consumatori, pescatori, allevatori, movimenti e associazioni, insieme per unire le lotte per la sovranità alimentare e la giustizia climatica (qui maggiorni informazioni sulla delegazione italiana e qui per sostenere la sua partecipazione al Forum).

 

Foto: Flickr @Campact