Giornata Mondiale del Rifugiato: esperienze positive da condividere

Nella Giornata Mondiale del Rifugiato, continuiamo a stare dalla parte di chi fugge. E raccontiamo esperienze positive che contribuiscano ad una nuova narrazione e un nuovo dialogo sul tema dell'accoglienza. Ecco il progetto "Bee My Job", che favorisce l'inclusione attraverso l'apicoltura.

20 giugno 2018 - Ad oggi, una persona ogni 110, nel mondo, è costretta a fuggire dal proprio paese, dalla propria casa, dai propri affetti. Lasciare tutto, senza la certezza di poter ottenere qualcosa di meglio dalla vita, ma con la consapevolezza che così, in quel Paese, non si poteva proprio vivere, e neanche sopravvivere.
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, Terra Nuova continua a stare dalla parte di chi fugge, a lavorare per costruire ponti e non muri, per chiudere le porte all’odio e non i porti alle persone, per tessere trame di solidarietà, trasformazione sociale, partecipazione e accoglienza delle differenze come una ricchezza da preservare.

Per questo, ci sembra importante, oggi, parlare di esperienze positive e di narrazioni che possano ribaltare il senso comune ormai diffuso di impossibilità della convivenza tra diversi, ma invece rafforzare la convivenza, l’accoglienza e la solidarietà (affiancate ovviamente dalla chiara richiesta del rispetto delle leggi, come per qualsiasi cittadino italiano).

In particolare, vogliamo raccontare l’esperienza di “Bee my job”, iniziativa nata ad Alessandria qualche anno fa per favorire l’inclusione di rifugiati e richiedenti asilo attraverso l’apprendimento dell’apicoltura. Da un recente studio portato avanti da Valentina De Gregorio nell’ambito del progetto “The role of social and ecological experiences in refraiming Italian rural-urban dynamics” (supervisionato da Nora McKeon di Terra Nuova e Stefano Liberti), emerge come questa iniziativa, implementata dall’APS Cambalache (di Alessandria) e supportata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), “rappresenti un punto di incontro per donne, giovani, rifugiati, richiedenti asilo e comunità locali”.

Valentina De Gregorio ci racconta che “sono diverse le storie di successo generate da Bee My Job. Per esempio quella di Abdoul S., un rifugiato senegalese proveniente da una famiglia di contadini, che, grazie al legame con la terra e le api, ha potuto ripensare il proprio futuro in Piemonte”.

Le api sono un simbolo importante di impegno, collaborazione e perseveranza. Per questo “in un mondo dove le api e gli insetti impollinatori sembrano scomparire, minacciati dal massiccio uso di pesticidi e dalla diffusione di monocolture, e dove i migranti continuano ad essere aspramente stigmatizzati, Bee my job trasmette un messaggio importante: c’è ancora spazio per società basate sulla solidarietà e su relazioni che mettono in contatto diversi modi di pensare e terre lontane”.

Come insegnano le api, il lavoro per un mondo migliore, solidale e comunitario è sì duro e lento, ma il risultato sarà importante e durerà nel tempo. Ce lo auguriamo!

 

Foto: Valentina De Gregorio