Il Papa nell'Amazzonia peruviana: ecco la lettera delle organizzazioni indigene

Per la prima volta nella storia, un Papa ha visitato l'Amazzonia. A Puerto Maldonado, in Perù, Papa Francesco ha ribadito con forza la necessità di difendere l'ambiente e le popolazioni indigene che vi abitano. A loro volta, le organizzazioni indigene amazzoniche hanno scritto al Papa per chiedere il suo appoggio nelle loro lotte contro l'estrattivismo che sta devastando la foresta, per la titolazione collettiva dei terreni e per una missione d'emergenza della Nazioni Unite.

23 gennaio 2018 -"La difesa della terra è difesa della vita: le fuoriuscite di idrocarburi inquinano l’ambiente e minacciano la vita delle famiglie indigene. Dall’estrazione illegale discende anche la piaga della tratta delle persone." Così, venerdì scorso, Papa Francesco ha parlato alle persone presenti al suo primo viaggio nell'Amazzonia peruviana, a Puerto Maldonado. E' la prima volta che un Papa visita l'Amazzonia. Nel suo appassionato discorso sulla difesa dell'ambiente e delle persone che lo vivono, Francesco ha descritto i nemici dell'Amazzonia: il neo-estrattivismo che esercita la sua avidità su petrolio, gas e oro da una parte e dall’altra “la perversione di certe politiche che promuovono la conservazione della natura senza tenere conto dei popoli che la abitano”. I due nemici causano povertà e migrazione dei giovani. “Dobbiamo rompere il paradigma storico che considera l’Amazzonia come una dispensa inesauribile degli Stati senza tener conto dei suoi abitanti”, riporta Avvenire

Da parte loro, le popolazioni indigene hanno risposto con entusiasmo a questa visita. In una lettera rivolta al Papa dalle organizzazioni indigene amazzoniche che rappresentano otto popolazioni della regione di Madre de Dios (Harakbut, Shipibo, Ese Eja, Yine, Amahuaca, Kichwa Runa, Matsigenka), cinquanta di tutto il Perù e 400 del bacino amazzonico sudamericano, la Federación Nativa del Río Madre de Dios y Afluentes (FENAMAD), la Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana (AIDESEP) e la Coordinadora de Organizaciones Indígenas de la Cuenca Amazónica (COICA) hanno ribadito che "l’Amazzonia continua a patire un alto livello di deforestazione e inquinamento, che può portare all’irreversibilità e ingovernabilità delle convulsioni ambientali, cosa che avrà ripercussioni mondiali nel raffreddamento, nel riscaldamento climatico, nell’acqua, negli alimenti e nella biodiversità del Pianeta".

Le organizzazioni hanno inoltre chiesto a Francesco di appoggiare le azioni che stanno portando avanti per salvaguardare i territori amazzonici e che riportiamo qui di seguito:

  • "Nella regione peruviana di Madre de Dios, rafforziamo l’economia indigena di “Vita Piena” con il bosco ancora in piedi, per avere una alternativa alla tentazione dell’inferno rappresentato dall’estrazione mineraria di oro; ma allo stesso tempo, esigiamo l’azione statale efficace per la decontaminazione del mercurio sversato nel fiume e che colpisce le comunità e la popolazione, e anche il territorio del Parco Nazionale del Manu. Il rispetto del diritto alla vita e ai territori ancestrali dei popoli indigeni in isolamento volontario, deve diventare efficace e reale poiché essi sono i più vulnerabili di tutto il Pianeta.
  • In Perù, la titolazione collettiva dei territori integrali dei popoli indigeni amazzonici, per almeno 20 milioni di ettari, significa saldare il debito storico di duecento anni di storia repubblicana, e permetterebbe di salvaguardare ampi territori dall’avanzata distruttiva di piantagioni e grandi progetti infrastrutturali. Le politiche pubbliche sono inadeguate e senza efficacia, poiché sono pensate da menti esterne alla realtà amazzonica ed è quindi urgente un buen gobierno e la creazione di un Ministerio de Pueblos Indígenas, che sia diretto da persone indigene.
  • Nell’intero bacino amazzonico, urge la realizzazione di una missione d’emergenza delle agenzie ONU per affrontare le minacce transfrontaliere quali l’etnocidio di 60 popoli in isolamento volontario, l’incremento della malaria e dell’HIV/AIDS e la criminalizzazione dei difensori della natura. Deve realizzarsi nel breve periodo e riconoscere l’eroismo delle persone impegnate con le fasce meno favorite."