L'uccisione di Sacko Soumaila, tra l'odio generalizzato e i profitti della GDO

Due giorni fa è stato ucciso, nelle piana di Gioia Tauro, un giovane sindacalista maliano, Sacko Soumaila, che lottava per difendere i diritti fondamentali dei lavoratori migranti che per pochi euro al giorno lavorano nelle nostre campagne, vivendo in condizioni disumane. Una situazione generata da un'agricoltura strozzata dalla GDO e da un clima di odio che, in tutto il Paese, non accenna a diminuire.

4 giugno 2018 - Un nome, un volto, una storia, si aggiunge alla lista delle persone che hanno dovuto pagare con la propria vita la battaglia per dignità e diritti. Due giorni fa è stato ucciso, in circostanze ancora da verificare da parte delle autorità competenti, Sacko Soumaila, un giovane maliano che, insieme all’Unione Sindacale di Base, difendeva i diritti dei lavoratori migranti nella piana di Gioia Tauro, dove per pochi euro al giorno centinaia di persone si spezzano la schiena come stagionali per la raccolta degli agrumi, con stipendi bassi, ricattabilità elevata e che vivono in condizioni al limite della disumanità.
Sacko era con due suoi connazionali alla ricerca di lamiere, per rendere un po’ più forti le fragili baracche in cui vivono i braccianti nella tendopoli di San Ferdinando, un ghetto vicino Rosarno dove a gennaio, per un incendio doloso, aveva già perso la vita Becky Moses. Qualcuno a lunga distanza ha sparato dei colpi con un fucile, contro i ragazzi, uccidendo Sacko e ferendo gli altri.

Movente e colpevoli saranno individuati (speriamo) dalle Forze dell’Ordine. Ma noi non possiamo non riflettere su quanto è accaduto, sul clima di odio generale che in molti hanno contribuito a portare avanti e fomentare, e che pare quasi giustificare certi gesti scellerati. Sui social, si leggono commenti squallidi e inumani, che si attestano sulla linea del “se fosse rimasto a casa sua, non gli sarebbe successo nulla”.

Le persone troppo spesso dimenticano di “restare umane”, come diceva Vittorio Arrigoni, il volontario ucciso a Gaza nel 2011. E dimenticano che se possiamo permetterci di  comprare gli agrumi nei grandi supermercati quasi tutto l’anno, questo “privilegio” viene pagato con lo sfruttamento di chi quegli agrumi li raccoglie. Nel comunicato pubblicato ieri da FuoriMercato, si legge di “ghetti subumani che, in assenza di soluzioni abitative dignitose che garantiscano il diritto ad un tetto ed una casa, diventano l’unica possibilità per la stragrande maggioranza dei  4000 migranti che, con il loro lavoro sfruttato e sottopagato, mantengono in vita l’agricoltura locale, strozzata dai bassi prezzi di acquisto imposti dalla GDO, dalle industrie di trasformazione e dai grandi commercianti. Se la baracca non fosse stata la soluzione, Soumaila non sarebbe andato a recuperare lamiere per farsi un tetto e nessuno gli avrebbe sparato.”

Oggi più che mai, Terra Nuova continua a sostenere tutte le realtà che portano avanti ogni giorno le lotte per difendere la dignità, i diritti fondamentali di ciascuno e un diverso modello di produzione. Siamo vicini a tutti i lavoratori e le lavoratrici delle nostre campagne (stranieri ed italiani) che oggi sciopereranno per chiedere di porre fine a questo sfruttamento sempre più mortale.

 

(L'immagine è di Mauro Biani)