Land grabbing: un gioco in cui perdiamo tutti

10 ottobre 2013 - In Senegal, il 60% del raccolto annuale sarà perduto a causa del deficit pluviometrico della stagione. Lo ha affermato il segretario generale del Consiglio nazionale di concertazione e di cooperazione degli agricoltori (CNCR) con cui Terra Nuova è in contatto stretto. 

I prezzi degli alimenti s’impennano, la fame anche. Eppure, qui, a discapito delle coltivazioni di miglio, si moltiplicano  le piantagioni di jatropha per la produzione del bio diesel.

Nel 2007, il  Governo ha lanciato il programma nazionale dei biocarburanti  alimentando  la corsa all’oro verde. In molti  hanno risposto, anche dall’Italia. A Beude Dieng, ad esempio - dove Terra Nuova è presente con una missione i cui risultati verranno diffusi a breve - il gruppo Vescovini ha deciso di mettersi in società con gli agricoltori e con gli abitanti dei villaggi “dividendo equamente i rischi ed i benefici derivanti dalla coltivazione della jatropha”.

Il progetto, tuttavia, dopo 5 anni è fermo a causa dei danni inferti al sistema d’irrigazione da parte di alcuni roditori assetati. L’unico raccolto di semi di jatropha  ha apportato alle casse della cooperativa agricola circa 380 euro, mentre la resa delle coltivazioni di sussistenza - dichiarano i membri delle comunità rurali - si è abbassata in modo preoccupante. Le terre, intanto, rimangono occupate dalle piantine per la produzione degli agro-carburanti che però, private di un cospicuo apporto d’acqua, non crescono come dovrebbero.

L’accaparramento dei terreni agricoli è estremamente diffuso, in Africa, ma è nello stato senegalese che esso ha maggiore clamore. Perché qui più che altrove i piccoli produttori hanno dato inizio a una massiccia mobilitazione coalizzandosi nelle organizzazioni contadine.

Le prossime elezioni presidenziali, previste in Senegal per il 26 febbraio prossimo, stanno funzionando da cassa di risonanza. Il CNCR in questi giorni sta incontrando i candidati presidenziali. Un modo per ottenere delucidazioni circa le loro posizioni rispetto all’agricoltura familiare e per indurli a fermare i ladri di terra. Ancora una volta, quindi, risuona l’eco della dichiarazione “Stop Land-Grabbing Now!”: il manifesto della lotta planetaria contro il land grabbing, siglato in Mali nel novembre scorso dalle organizzazioni contadine e dalla società civile, al quale, nel nostro Paese, Terra Nuova e Crocevia hanno dato un seguito con l’azione comune La terra a chi la lavora! nell’ambito della rete EuropAfrica – verso la sovranità alimentare.

Gli agro carburanti, intanto, paladini dello sviluppo sostenibile, rischiano di diventare estremamente pericolosi.

Mascherate da “luci della vittoria”, le grandi multinazionali e molti dei programmi d’investimento per l’energia rinnovabile, avallati dall’Unione Europea, sono in realtà un pessimo meccanismo di “lose-lose” in contrapposizione al  noto “win win”.

Dai contadini che perdono il diritto al produrre e vengono lasciati soli nella lotta alla fame, alla distruzione dell’ambiente ad opera di monoculture per la produzione dell’olio combustibile fino al deterioramento generalizzato delle condizioni di vita, in questo “gioco” perdiamo tutti.

In Africa e  in Italia. Ovunque.