Le realtà dei pastori nel Sud del Kenya: la storia e la visione di Grace

"La mia educazione è stata pagata grazie alla vendita delle mucche", racconta Grace, unica donna Maasai a gestire un campeggio di eco-turismo, nel sud del Kenya. Ma i pastori Maasai oggi stanno affrontando enormi difficoltà, legate al cambiamento climatico, alla demarcazione della terra e quindi all'impossibilità di portare le loro enormi mandrie al pascolo. Le aree di conservazione diventano un'arma a doppio taglio. Cosa devono fare, quindi, per sopravvivere?

26 dicembre 2017 - Grace Sorimpam Osoi, 36 anni, è l'unica donna Maasai che gestisce un campeggio di eco-turismo, il Maasai Mara game reserve. L'abbiamo incontrata e ci ha raccontato la sua esperienza rispetto alle numerose sfide che devono affrontare i pastori nel Sud del Kenya e zone limitrofe, e la necessità urgente di nuove forme di adattamento per assicurare loro un futuro sostenibile.

"Ho un grande rispetto per la mia comunità e per la nostra vita come pastori. Sono stata abbastanza fortunata da avere genitori che sono riusciti a convincere mio nonno della necessità di garantirmi un'educazione. Prima ho frequentato una scuola sotto un albero, dove usavamo le nostre dita e dei bastoncini per scrivere nella polvere. Questo prima dell'arrivo dei missionari, che hanno portato le risorse necessarie per costruire ciò di cui avevamo bisogno, ed ora i bambini hanno molte più opportunità. La mia educazione è stata pagata grazie alla vendita delle mucche. Devo tutto ciò che sono ai miei gentiori e alle mucche che hanno venduto per pagare la scuola.

Oggi, la mia comunità deve affrontare ogni giorno moltissime difficoltà, dovute a lunghi periodi di siccità, sempre meno terra a disposizione ed enormi mandrie di bestiame. Il cambiamento climatico qui è ben visibile: prima avevamo due stagioni della pioggia, mentre adesso la pioggia arriva senza più uno schema. Tradizionalmente i Maasai hanno sempre avuto mandrie molto grandi, a volte con più di 1000 capi. Siamo anche una società poligama, per cui è molto frequente che un uomo abbia 3 mogli, ognuno con circa 5 figli. La terra viene divisa tra i membri maschi della famiglia. Ora, con le famiglie che diventano sempre più numerose e la terra che invece diminuisce, siamo in grande difficoltà.

Nel passato, ci spostavamo di più. Se per esempio sentivamo che aveva piovuto al nord, uscivamo con i nostri animali per andare a pascolare laggiù. Ora con le politiche governative di demarcazione della terra, ci sono i titoli di proprietà. Ci è stato dato un determinato appezzamento di terra e dobbiamo sopravvivere con quello. E anche se la terra non ci è stata tolta, una volta che hai il tuo titolo di proprietà, puoi farci quello che vuoi, ed alcune persone che non erano abituate ad un'economia basata sul denaro, hanno venduto la loro terra o l'hanno affitata ad altri (non Maasai), e ora non sanno cosa fare. La terra viene recintata e persino i corridoi che prima venivano lasciati per gli animali, compresa la fauna selvatica, sono stati chiusi. La demarcazione per noi è stata un grande errore e sta portando solo conflitti tra i Maasai che prima vivevano in armonia. Adesso stanno arrivando le aree di conservazione, ce ne sono 9 nel Mara. E' un buon sistema, da un lato, perchè permette ai Maasai di affittare le proprie terre e avere un po' di denaro da poter reinvestire, senza dover vendere la terra in modo definitivo. Da questo punto di vista, dà sicurezza. Ma dall'altro lato, una volta che la terra viene data per un'area di conservazione, se la persona ha ancora una grande mandria di bestiame, non sa più dove andare.

Siamo in un'incrocio tra turismo, conservazione e pastorizia, e questo sta causando conflitti ogni giorno. Il turismo è la principale fonte di guadagno dall'estero che ha il Paese, e i parchi e le riserve appartengono al governo. Quando le persone portano gli animali al pascolo nei parchi, vengono multati per circa 100 euro, e i loro animali vengono trattenuti finchè la cifra non viene pagata. D'altro canto, quando i Maasai cedono la loro terra per le aree di conservazione, se hanno delle mandrie molto grandi, non hanno posti in cui andare e nessun potere sulla situazione. Questo porta appunto a conflitti, perchè con la demarcazione e le recinzioni, non possiamo muoverci. Ai tempi dei nostri nonni, non c'era tutto questo. Se pioveva, ci si muoveva in quella direzione. Adesso siamo intrappolati nei nostri stessi recinti.

Allo stesso modo, in passato, alcuni coltivavano fagioli, patate, grano, mais, mentre ora con il cambiamento climatico è davvero difficile. I contadini preparano la terra e aspettano le piogge di aprile che però non arrivano mai e muore tutto.

Ci sono tantissime altre considerazioni che andrebbero fatte. Nella vita, abbiamo visto tanti cambiamenti; gli stili di vita delle persone stanno cambiando. Nel 2005 il turismo è andato bene, ma nel 2007 è diminuito a cause delle politiche e delle questioni legate alla sicurezza. Guardate al Mara, dove attualmente ci sono 140 hotel e campeggi: se il Governo non prova a controllare il numero delle persone e degli hotel, tra poco ci saranno enormi problemi. Non è possibile sostenere l'ecosistema in questo modo. Anche per la comunità Maasai, il Maasai Mara come riserva ha introdotto un'economia basata sul denaro che prima non c'era. Con il denaro a disposizione, nuove municipalità stanno spuntando come funghi, portando con sè bar e prostituzione. Questo modo di essere è completamente nuovo per i Maasai, che, come ho detto, sono una società poligama. Per cui potete immaginare cosa tutto questo significhi in termini di diffusione dell'HIV. La nostra cultura sta totalmente cambiando.

Ci sono tante altre questioni, come per esempio la politica di educazione primaria (che si estenderà presto anche alla secondaria), gratuita e obbligatoria. Ma è tutt'altro che gratuita, perchè bisogna comprare i libri e le uniformi! Sono assolutamente favorevole all'educazione per tutti, perchè è la sola cosa che puoi dare ad un bambino. Se gli dai una mucca, la possono vendere, ma se gli dai l'educazione, sarà loro per sempre. Anche se questa educazione sta colpendo la nostra cultura (una volta che impari a leggere e scrivere, difficilmente tornerai al nostro duro stile di vita), non direi mai ad un Maasai di non andare a scuola o di lasciare le proprie mucche. Ho rispetto per le mucche che mi hanno dato la possibilità di studiare. Quello che dobbiamo fare, è trovare un modo più sostenibile di migliorare il nostro standard di vita.

Per far sì che la cultura e lo stile di vita Maasai sopravvivano, abbiamo bisogno di cambiare il nostro modo di fare le cose. Dobbiamo capire che con la demarcazione della terra, le recinzioni e la mancanza di mobilità, abbinate alla siccità, al cambiamento climatico e all'aumento della popolazione, dobbiamo cambiare la nostra strategia di sopravvivenza. Per me, la soluzione per i Maasai è ridurre il numero dei capi di bestiame. Non direi mai che dovremmo rinunciare alle loro mucche, ma il modo in cui ce ne prendiamo cura deve cambiare. Credo che dovremmo avere poche mucche da latte che diano il necessario per la famiglia, vendendo il surplus. Poi bisognerebbe avere alcune mucche da carne, che contribuirebbero ad aumentare le entrate. Dovremmo tenerle senza portarle al pascolo, perchè è l'unico modo che abbiamo con la demarcazione della terra. Questa è l'unica maniera di vivere il modo resposanbile e sostenibile. E se non accettiamo di piantare gli alberi sulla nostra terra per aumentare le possibilità di pioggia, se continuiamo come siamo ora, in dieci anni i Maasai non avranno più mucche.

Ci sono persone che lo stanno già facendo: vendono latte che invece noi compriamo nonostante la grande quantità di mucche che abbiamo. Queste persone non stanno soffrendo!

Come donna Maasai, spero di diventare un modello per le ragazze Maasai e per gli altri. Io credo nell'empowerment delle donne, ed ho formato ragazze a diventare meccanici, autiste, cuoche, lavorare negli hotel, ecc.. Io voglio dimostrare che le donne possono fare ciò che fanno gli uomini se viene data loro la possibilità di esplorare le proprie abilità. Questo per me è fondamentale.

Per concludere, vorrei dire che se chiedi ad un vecchio Maasai, loro sanno esattamente cosa succede, ma devono agire se vogliamo sopravvivere. Altrimenti il nostro bestiame sparirà.

Quanto ci vuole alle persone per capire cosa sta succedendo proprio davanti ai loro occhi?"

 

(intervista a cura di Lucy Wood)