Si infiamma il Nicaragua: manifestazioni, scontri e troppi giovani uccisi

Il Nicaragua è attraversato da un'ondata di altissima tensione e forti scontri tra manifestanti, polizia, gruppi di disturbo. La situazione è scaturita prima da un devastante incendio doloso in una riserva naturale, e poi da una riforma alla legge sul sistema previdenziale. Video amatoriali mostrano una dura repressione da parte del governo. Ad oggi, si contano già 25 morti a causa degli scontri.

23 aprile 2018 - Come un incendio che parte con una scintilla e si propaga se vi è legna secca, il Nicaragua è attraversato da alcune settimane da un’altissima tensione e da frequenti scontri tra manifestanti, polizia, gruppi di disturbo.

E semplificando si può dire che uno dei detonatori della recente ondata di proteste è stato proprio un vasto incendio forestale che ha ridotto in cenere quasi seimila ettari, parte della riserva naturale di Rio San Juan, a sud-est del Paese centroamericano, al confine con il Costa Rica. L’incendio ha avuto origine dolosa, sembra per la preparazione di un piccolo appezzamento agricolo da parte di un contadino, anche se si tratta di una versione che non convince tutta l’opinione pubblica del Paese. Gli sforzi per spegnere l’incendio sono stati lunghi e complicati dall’isolamento della zona… e per alcuni settori il governo non ha fatto tempestivamente tutti gli sforzi necessari.

Si è inserita in questa situazione già polemica, una riforma alla legge sul sistema previdenziale che cerca di riequilibrare i conti da un deficit significativo dell’Instituto Nacional de Seguro Social (INSS), riducendo le prestazioni previdenziali e sanitarie.

Contro tale riforma si è innestata una dura protesta, soprattutto da parte degli studenti universitari ed altri settori; dalla capitale e dalle università le manifestazioni si sono estese alla gran parte delle città del Nicaragua e oltre alla polizia il governo ha chiamato l’esercito per controllare l’ordine pubblico. Decine di video amatoriali indicano però eccessi nella repressione delle proteste, e il clima si è quindi surriscaldato con già ora circa venticinque (secondo il CENIDH – Centro Nicaraguense di Diritti Umani) giovani  restati sull’asfalto privi di vita: studenti, giornalisti ma anche un poliziotto.

Si ha l’impressione che queste ultime due settimane segnino una frattura profonda ed emersa alla luce, tra  il governo di Daniel Ortega e Rosario Murillo, da un lato, e settori della società dall'altro. Gli episodi all’origine delle proteste (l’inefficacia dell’azione di protezione ambientale, il maggior carico di costi per l’utenza dell’INSS) sono ormai in secondo piano rispetto all’ondata di sdegno per le immagini di persone in uniforme che sparano ad altezza d’uomo contro i manifestanti. La speranza è che si avvii un dialogo con tutti i settori della popolazione, che affronti le reali problematiche del paese  e permetta di canalizzare le proteste ed evitare nuove morti, nuova repressione, nuove distruzioni.

 

Foto: un manifestante attorniato da pneumatici incendiati a Managua, capitale del Nicaragua. KEYSTONE/AP/ALFREDO ZUNIGA (sda-ats)