TTIP: la notte della democrazia e i lunghi coltelli delle multinazionali.

3 maggio 2016 - Un mercato di 850 milioni di persone per un giro d’affari di 100 miliardi di dollari. L’area di libero scambio più grande del pianeta. E’ il TTIP e, dentro, ci siamo tutti noi. Anche se i negoziati si svolgono rigorosamente a porte chiuse.

Ma qualcosa traspare è quel che viene alla luce non è per nulla incoraggiante. Da pochi giorni è online il sito TTIP-leaks.org, frutto di un lavoro di indagine della sezione olandese di Greenpeace che mette in mostra alcune della pagine di appunti dei negoziatori.

Dal fronte della tutela degli animali - con il ritorno dei test nella cosmetica -, alla questione dei brevetti, alla fine del principio di cooperazione, al clima, al saccheggio dei nostri prodotti... Nessuno di questi aspetti è risparmiato. E, non da ultimo, l’ingerenza delle multinazionali si afferma in pieno chiedendo consultazioni preventive con le industrie statunitensi nel caso di norme europee che potrebbero riguardarle.

Un colpo mortale alla nostra sovranità e ai nostri principi. 

“Questi documenti svelano che noi e la società civile avevamo ragione a essere preoccupati – si legge sul sito dell’associazione -. Con questi negoziati segreti rischiamo di perdere i progressi acquisiti con grandi sacrifici nella tutela ambientale e nella salute pubblica." Più in dettaglio: “dal punto di vista della protezione dell’ambiente e dei consumatori, quattro gli aspetti seriamente preoccupanti:

  • Tutele ambientali acquisite da tempo sembra siano sparite.

Nessuno dei capitoli che abbiamo visto fa alcun riferimento alla regola delle Eccezioni Generali (General Exceptions). Questa regola, stabilita quasi 70 anni fa, compresa negli accordi GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) della World Trade Organisation (WTO – in italiano anche Organizzazione Mondiale per il Commercio, OMC) permette agli stati di regolare il commercio “per proteggere la vita o la salute umana, animale o delle piante” o per “la conservazione delle risorse naturali esauribili”. L’omissione di questa regola suggerisce che entrambe le parti stiano creando un regime che antepone il profitto alla vita e alla salute umana, degli animali e delle piante.

  •  La protezione del clima sarà più difficile con il TTIP

Gli Accordi sul Clima di Parigi chiariscono un punto: dobbiamo mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5 gradi centigradi per evitare una crisi climatica che colpirà milioni di persone in tutto il mondo. Il commercio non dovrebbe essere escluso dalle azioni sul clima. Ma non c’è alcun riferimento alla protezione del clima nei testi ottenuti.

  • La fine del principio di precauzione

Il principio di precauzione, inglobato nel Trattato UE, non è menzionato nei capitoli sulla “Cooperazione Regolatoria”, né in nessuno degli altri 12 capitoli ottenuti. D’altra parte, la richiesta USA per un approccio “basato sui rischi” che si propone di gestire le sostanze pericolose piuttosto che evitarle, è evidente in vari capitoli. Questo approccio mina le capacità del legislatore di definire misure preventive, per esempio rispetto a sostanze controverse come le sostanze chimiche note quali interferenti endocrine (c.d. hormone disruptors).

  • Porte aperte all’ingerenza dell’industria e delle multinazionali

Mentre le proposte contenute nei documenti pubblicati minacciano la protezione dell’ambiente e dei consumatori, il grande business ha quello che vuole. Le grandi aziende ottengono garanzie sulla possibilità di partecipare ai processi decisionali, fin dalle prime fasi.
I documenti mostrano chiaramente che mentre la società civile ha avuto ben poco accesso ai negoziati, l’industria ha avuto invece una voce privilegiata su decisioni importanti".

Possiamo e dobbiamo impedire tutto questo. La partecipazione alla manifestazione del 7 maggio, a Roma, è necessaria per dare un chiaro segnale alle istituzioni. Ma dobbiamo essere coesi e, soprattutto, in tanti. 

Foto | Greenpeace