Zone umide: strumenti di vita sostenibile

2 febbraio 2016 - L’anno internazionale della patata; la giornata mondiale del tango… e poi si susseguono il giorno dell’amicizia e la commemorazione della bandiera nazionale. E sono tutte iniziative importanti. Ma il 2 febbraio si celebrano in tutto il mondo, da quarant’anni anche se in sordina, alcuni ecosistemi particolari, per lunghi secoli disprezzati, che hanno ricevuto nomi dispregiativi come paludi, acquitrini, swamp, eppure sono fondamentali. In molti luoghi, essi sono stati oggetto di azioni di prosciugamento, di estrazione di torba e di ricopertura. Ma sono ambienti naturali dove acqua e suolo coesistono permanentemente in un rapporto particolare (un poeta potrebbe dire che i due elementi si trovano in grande amicizia, o ballano il tango!), creando le condizioni per un’altissima biodiversità. Sono le zone umide, o wetlands, che possono avere caratteristiche diverse ma che sono sempre punti di passaggio o riproduzione per uccelli, anfibi, pesci e dalla vegetazione del tutto particolare; sono zone di interfaccia e transizione suolo-acqua, con complesse e dinamiche relazioni ed equilibri che determinano una gamma enorme di catene alimentari.

Dal 2 febbraio 1971, quando nella città di Ramsar, in Iran, venne costituita la Convenzione internazionale per la protezione di questo ambienti naturali, in molti Paesi si stanno cercando di proteggere, salvaguardare, studiare e utilizzare in modo sostenibile le zone umide. E tutti gli anni si celebra la giornata a loro dedicata. Quest’anno lo slogan della giornata mondiale è: “Zone umide per il nostro futuro: strumenti di vita sostenibile” (in inglese: “Wetlands for our Future: Sustainable Livelihoods”, in francese: “Les zones humides pour notre avenir: modes de vie durables”, in spagnolo: “Humedales para nuestro futuro: Medios de vida sostenibles”). Si vuole infatti sottolineare l’importanza, ancorché misconosciuta, di questi habitat per la riproduzione delle specie animali e vegetali, per la depurazione delle acque, per la mitigazione del cambiamento climatico, per l’estrazione durante millenni di risorse naturali (pesce, fibre vegetali, ecc.) da parte dell’uomo e per nuove funzioni quali la ricreazione e il turismo.

Terra Nuova ha realizzato interessanti progetti sulle zone umide del Centroamerica (swamp e lagune della Costa Caribe di Nicaragua, Honduras, Panama e Costa Rica), del Perù (zone umide costiere) e del Mali (delta interno del fiume Niger). Ognuno di essi aveva l’obiettivo di promuovere la conservazione e la gestione sostenibile e partecipativa delle zone umide, valorizzando le risorse naturali presenti in un tentativo di connubio ideale con le popolazioni locali. Proprio come se le persone e l’ambiente, nella sua più complessa accezione, danzassero insieme. 

Foto | Flickr@kansaphoto