Trattori, Green Deal, agroindustria: qui si gioca il futuro dell’agricoltura e del cibo in Europa

Le proteste degli agricoltori in Europa hanno sin qui avuto un merito, quello di porre sotto i riflettori la crisi strutturale che affligge il settore primario e l’intera filiera agroalimentare nell’Unione Europea. Il problema, però, è che queste rivendicazioni indicano un colpevole sbagliato: le strategie del Green Deal e Farm to Fork dell’Unione Europea.

Additare le misure ecologiste comunitarie come responsabili delle difficoltà del settore agricolo equivale a guardare il dito, quando si dovrebbe guardare la luna. La luna, in questo caso, è l’evidenza che oggi produrre cibo in Europa è economicamente insostenibile e gli agricoltori sono costretti a vendere sotto i costi di produzione: in questa prospettiva le manifestazioni di dissenso sono anche comprensibili e legittime. Attribuire invece al Green Deal le responsabilità di questa crisi è un atto miope e pericoloso, considerando anche che queste politiche sono state vanificate dalle recenti decisioni delle stesse Istituzioni europee. Scelte come il ritiro del regolamento Sur sulla riduzione dei pesticidi arrivato in questi giorni, il via libera alle Tecniche di evoluzione assistita (TEA) e il rinnovo all’uso del glifosato, solo per fare qualche esempio, hanno svuotato di senso e vanificato i possibili impatti positivi del Green Deal. 

Le ragioni della crisi agricola: un modello insostenibile basato sulla dipendenza degli agricoltori

Le ragioni della crisi vanno cercate altrove, nei modelli di produzione, distribuzione e sostegno agli agricoltori. Dobbiamo essere coscienti del fatto che un numero limitato di grandi gruppi industriali esercita un controllo significativo sul mercato globale delle attrezzature agricole, sul settore delle sementi e sulla commercializzazione di cereali e altre derrate alimentari. Questo controllo influisce direttamente sui prezzi sia per i produttori che per i consumatori. A questo si aggiunge la mancata attuazione alla direttiva Ue sulle pratiche commerciali sleali, approvata nel 2022, in cui si impone ai distributori di pagare ai produttori il giusto prezzo, per evitare che i prezzi agricoli siano soggetti a speculazioni finanziarie.

C’è poi la questione della distribuzione dei fondi europei. L’UE destina un terzo del proprio budget proprio alla Politica Agricola Comune (PAC), ma oggi l’80% dei fondi viene assegnato al 20% delle aziende agricole, principalmente grandi gruppi agricoli. Una delle conseguenze di questo approccio è la scomparsa delle piccole aziende agricole e l’incremento di estensione di quelle che rimangono: negli ultimi 20 anni il numero di aziende agricole in Italia si è dimezzato, ma la superficie media è più che raddoppiata.

La nostra posizione: solidarietà agli agricoltori, ma non arretriamo sulla sostenibilità

Per queste ed altre ragioni NON siamo d’accordo con chi identifica nella strategia Farm To Fork il problema principale del settore primario e critichiamo chi cavalca politicamente questi movimenti e fa il gioco della lobby dell’agroindustria, sempre attiva per affossare le politiche europee del Green Deal. 

La crisi dell’agricoltura europea, ribadiamolo, ha origine da un sistema agroalimentare fallimentare, che pone gli agricoltori in condizioni di dipendenza non solo dai grandi gruppi agroindustriali e dalle fonti fossili, ma anche dai sussidi della stessa Unione Europea. Mantenere in vita un sistema che ha manifestato tutti i suoi limiti e i suoi impatti negativi non farà altro che danneggiare gli agricoltori, ritardando o impedendo un cambiamento inevitabile.

È evidente che riformare la PAC è complesso, ma la transizione ecologica non è rinviabile. La UE dovrebbe trovare strumenti per garantire la redditività delle aziende in questo nuovo scenario di transizione e riconversione: oltre a lavorare su come modificare i sussidi in chiave di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, l’UE dovrà introdurre politiche di salvaguardia della produzione e della commercializzazione interna.

Per concludere, esprimiamo solidarietà agli agricoltori e sosteniamo la necessità di affrontare con urgenza le sfide che minacciano la sostenibilità economica e ambientale dell’agricoltura europea.

Deafal e gli aderenti si impegnano a promuovere un dialogo costruttivo tra agricoltori, istituzioni e società civile per trovare soluzioni sostenibili alla crisi agricola europea.

È urgente agire ora per preservare la diversità agricola, proteggere l’ambiente e garantire la sicurezza alimentare per le generazioni future: per questo, insieme a più di 160 aziende agricole e oltre 500 cittadini, stiamo portando avanti la campagna “Difendi la Rigenerativa”, che intende creare una rete per promuovere l’agricoltura rigenerativa come approccio ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibile.