La "Nuova Alleanza" delle multinazionali contro i produttori di cibo

3 giugno 2015 - Tre anni fa, il Summit G8 del 2012, proclamava la nascita della "Nuova Alleanza per la sicurezza alimentare e la nutrizione" un accordo che, riproponendo il mantra della necessità di aumentare la produzione di cibo come risposta alla fame, proponeva di tirare fuori dalla povertà ben 50 milioni di persone, facendo sedere allo stesso tavolo dieci tra i paesi africani, non certo tra i più poveri ma più interessanti dal punto di vista della crescita economica (Ghana, Nigeria, Mozambico, Tanzania) e centinaia di multinazionali dell'agro-industria tra cui le più grandi, quasi monopoliste, nella produzione di pesticidi e sementi ibride (Yara, Cargill, Monsanto).

Dietro le proclamazioni ufficiali si cela una ben architettata iniziativa per aprire nuovi mercati in Africa alle imprese europee e americane che, in cambio di un impegno vago ad investire denaro contante in questi dieci paesi, si aspettano impegni ben precisi da parte dei governi africani per l'avvio di processi di privatizzazione della terra, anche attraverso la concessione a imprese multinazionali delle “terre comuni” utilizzate da sempre dai villaggi per il sostentamento collettivo delle comunità (land-grabbing); politiche volte alla legalizzazione degli OGM e di sementi brevettate con contestuale criminalizzazione di pratiche di scambio di sementi operate dai contadini fin dagli albori della storia dell'uomo; la trasformazione della produzione agricola di tipo familiare su piccola scala, che in Africa riguarda ancora il 60% dei contadini e l’80% della produzione totale di cibo, verso sistemi di produzione industriale, ispirati ad un modello che in occidente ha già mostrato i suoi limiti creando inquinamento, cambiamenti climatici, problemi di obesità e malnutrizione. Un bilancio sulla Nuova Alleanza a tre anni dal suo lancio ci mostra tra l’altro che gli investimenti agognati riguardano principalmente o prodotti agricoli d'esportazione o non alimentari come cotone e bio carburanti.

In base ad un report redatto dall'associazione Terra Nuova e dal Transnational Institute, i benefici promessi dal settore privato e dai donatori evaporano quando le organizzazioni contadine più critiche ed i loro sostenitori cercano di determinarne gli impatti. In sintesi, ciò che rimane sono i cambiamenti politici, che penalizzano i piccoli produttori a beneficio delle multinazionali privatizzando i beni pubblici e collettivi dai quali dipendono le condizioni di vita delle popolazioni rurali, la maggioranza della popolazione africana. Privati delle terre e dei mezzi di sostentamento le comunità rurali non hanno altra scelta che integrarsi a condizioni svantaggiose in sistemi di produzione di cui perdono completamente il controllo, o migrare verso le città rinfoltendo le file dei disoccupati. "L’Alleanza che potrebbe davvero sconfiggere la fame è quella tra i governi africani ed i suoi produttori di piccola scala”, ciò che davvero servirebbe è l’appoggio a sistemi di produzione e trasformazione dei prodotti locali (miglio, sorgo, mais), sistemi che già esistono e che, senza il minimo appoggio, riescono a produrre l’80% del cibo, coinvolgendo le donne attraverso i mercati locali. Questi mercati finora poco studiati hanno un valore non solo economico ma anche sociale, di scambio e consolidamento delle comunità.

È per questi motivi che in occasione del G7 dei prossimi 7 e 8 Giugno le associazioni impegnate nella difesa della sovranità alimentare chiedono ai Governi dei paesi che hanno sottoscritto la Nuova Alleanza di:

  • bloccare l'impegno e il sostegno alla Nuova Alleanza. I governi devono avviare politiche e programmi di sicurezza alimentare che tutelino il rispetto dei diritti umani e seguano le linee guida volontarie sulla terra, approvate nel 2012 dal Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale (CFS);

  • sospendere l'attuazione degli impegni presi nell'ambito della Nuova Alleanza fino a quando questi non siano rivisti, in ogni Paese, da una piattaforma sociale che comprenda i diversi attori interessati da queste politiche e, tra questi, le organizzazioni contadine e gli altri gruppi emarginati;

  • difendere sempre il diritto al consenso libero, preventivo e informato di tutte quelle comunità che sono vittime della speculazione economica sulla terra e garantire loro piena partecipazione al governo del territorio e delle risorse naturali;

  • rispettare i diritti dei contadini a produrre, proteggere, utilizzare, scambiare, promuovere e vendere le proprie sementi e aumentare il sostegno al sistema delle banche dei semi contadine. Lo stop e la revisione di tutti quei processi sulla legislazione sulle sementi basati sulla convenzione UPOV del 1991, sui brevetti o sulle altre leggi che minacciano i diritti degli agricoltori su piccola scala;

  • mettere in campo politiche pubbliche di sostegno ai piccoli produttori e sviluppare un dibattito sulla sovranità alimentare, sul diritto al cibo, e sull'agro ecologia con il pieno coinvolgimento dei piccoli produttori, delle organizzazioni della società civile, dei consumatori e delle loro organizzazioni a livello nazionale e regionale.


Per info: Terra Nuova - Paola De Meo, demeo@terranuova.org

 

Le organizzazioni che hanno sottoscritto la dichiarazione, ad oggi, sono:

International: ActionAid International, Africa Europe Faith and Justice Network, Alliance for Food Sovereignty in Africa (AFSA), CIDSE, Coalition for Equitable Land Acquisitions and Development in Africa (CELADA), Compassion in World Farming, Corporate Europe Observatory, Fahamu Africa-Networks for Social Justice, Fern, Food & Water Europe, Friends of the Earth International, GRAIN, Grassroots International, Greenpeace Africa, La Via Campesina Southern and Eastern Africa, Inades-Formation, Organisation des Jeunesses Panafricanistes (OJP), Oxfam, Panafricaine pour l’Éducation au Développement Durable (PAEDD), Transnational Institute (TNI), VECO West Africa.

Argentina: Unión Solidaria de Comunidades - Pueblo Diaguita Cacano

Australia: MADGE Australia Inc  

Belgium: Réseau Foi & Justice Afrique Europe Antenne Belgique, SOS Faim Belgique

Burkina Faso: Réseau MARP Burkina Faso 

Cameroon: SAILD (Service d’Appui aux Initiatives Locales de Développement) 

Canada: National Farmers Union, The Ram's Horn, The United Church of Canada

Ethiopia: MELCA

France: CADTM-France (Comité pour l'annulation de la dette du Tiers Monde), CCFD-Terre Solidaire, FIAN France, Peuples Solidaires-ActionAid France, Réseau Foi & Justice Afrique Europe Antenne France, SOLIDARITÉ

Germany: Agrecol e.V. (Associaton for AgriCulture & Ecology), Bread for the World -  Protestant Development Service, Forum Umwelt und Entwicklung , INKOTA-netzwerk, MISEREOR, Pesticide Action Network Germany

Ghana: Agriculture Sovereignty Ghana (ASG), Farmers Development Movement (FDM), Food Sovereignty Ghana, General Agricultural Workers Union of the Trades Union Congress , Peasant Farmers Association of Ghana (PFAG) 

Indonesia: KRuHA (People's Coalition for the Right to Water)

Italy: Terra Nuova

Kenya: Growth Partners Africa –GPA, Kenya Community Development Foundation (KCDF), Kenya Food Rights Alliance –KeFRA, PELUM-Kenya

Malawi: Coalition of Women's Farmers (COWFA)

Mali: CNOP MALI

Mozambique: ADECRU (Academic Action for the Development of Rural Communities)

Nepal: Garjan-Nepal

Nigeria: Center For Environmental Education And Development, Environmental and Rural Mediation Centre, Hope Foundation for the Lonely, Justice, Development and Peace Centre (JDPC), WOFAN Women Famers 

Senegal: Enda Pronat, Fédération des ONG du Sénégal (FONGS - Action paysanne), Forum social sénégalais (FSS), Réseau Africain Pour le Droit à l'Alimentation (RAPDA), WiLDAF/Sénégal

South Africa: African Centre for Biodiversity – South Africa: Surplus People Project (South Africa)

Switzerland: Bread for all, the Development Service of the Protestant Churches in Switzerland

Tanzania: African Centre for Biodiversity – Tanzania, Green Belt Foundation, Irrigation Training and Economic Empowerment Organization – IRTECO, MVIWATA Kilimanjaro, Tanzania Alliance for Biodiversity (TABIO)

The Netherlands: Saka Mese Nusa AlifURU Foundation, Stichting Down2Earth, The Netherlands Centre for Indigenous Peoples

Togo: Friends of Earth-Togo

United Kingdom: Biofuelwatch – UK, EcoNexus, Find Your Feet, Global Justice Now, Permaculture Association, Scientists for Global Responsibility, UK Food Group, Women’s Environmental Network (WEN), World Family 

United States of America: Africa Faith and Justice Network, Biofuelwatch – US, Bioscience Resource Project, Food First/Institute for Food and Development Policy, Food & Water Watch, Friends of the Earth USA, Global Policy Forum, Inclusive Development International, Institute for Agriculture and Trade Policy, Labelgmos.org, Maryknoll Office for Global Concerns, Oakland Institute, Other Worlds, PLANT (Partners for the Land & Agricultural Needs of Traditional Peoples), Vivat, Washington, Biotechnology Action Council

Zambia: PELUM Association