Perù, primo turno: i risultati delle elezioni

12 aprile 2016 - I risultati quasi definitivi del primo turno elettorale in Perù, mantengono le promesse: il Perù resta un paese intrigante, che rompe molti facili schemi, che fa arrabbiare e commuovere.

Ormai a spoglio quasi concluso, e cioè con il 90,59% delle urne analizzate, il panorama politico si presenta nei seguenti termini:

  • La figlia dell’uomo forte Alberto Fujimori, Keiko, è stata scelta da milioni di peruviani e peruviane. Il suo partito (‘Fuerza Popular’) ha raggiunto il 39,66% dei voti utili ed è stato il primo partito votato in 15 dipartimenti (corrispondenti alle nostre regioni italiane) su 24. Un innegabile successo.
  • Al secondo posto - un secondo posto determinante perché permette di andare al ballottaggio tra poche settimane per eleggere il presidente della Repubblica - si colloca Pablo Pedro Kuczynski con il suo ‘Peruanos para el Kambio’, che raccoglie il 21,09% dei consensi a livello nazionale. Solo in una regione, quella di Arequipa, questo partito si impone come il più votato.
  • Con un distacco non troppo ampio, segue il partito ‘Frente Amplio’, con la candidata Veronika Mendoza, che si colloca al 18,78% dei voti. Interessante anche qui accennare ad un’analisi ‘geografica’ del voto, perché il Frente Amplio è il partito più votato nel blocco di dipartimenti del sud andino: Cusco, Puno, Apurimac, Ayacucho, Huancavelica e poi Tacna e Moquega. Si consideri che ad Ayacucho e Huancavelica, due regioni dove si concentra povertà, attuali conflitti socio-ambientali con imprese minerarie e vecchie cicatrici della guerra interna degli anni Ottanta, Veronika Mendoza ha raccolto più del 52% dei consensi.
  • Gli altri partiti a livello nazionale hanno  sofferto un’emorragia di voti disastrosa: sia i partiti più tradizionali come ‘Acción Popular’ (centro, che raccoglie solo il 6,95% dei voti), o l’APRA che in alleanza con un partito di ispirazione democristiana solo raccoglie il 5,87% ed elegge 5 deputati; che altre forze politiche più recenti ma che non superano la soglia elettorale. Si segnala che a Cajamarca, altra regione con forti conflitti tra popolazione e attività di estrazione in grande scala, il candidato più votato in assoluto è  Gregorio Santos, ex-governatore della regione attualmente imprigionato per le battaglie contro gli interessi minerari, con il suo partito ‘Democracia Directa’, che a livello nazionale raccoglie solo il 4,10% e non supera lo sbarramento per eleggere deputati.
  • Scompaiono quindi dalla rappresentanza parlamentare (e in alcuni casi dallo scenario politico) alcuni partiti; altri affronteranno sicuramente una fase di riassetto (Alan García, l’intramontabile leader dell’APRA, ha già dichiarato che si ritira dalla presidenza del suo partito).

Sarà importante il secondo turno, previsto per il 5 giugno, dove si confronteranno due opzioni politiche diverse, ma che sul piano delle politiche economiche e sociali non divergono in modo sostanziale: continuità con il modello estrattivista, enfasi all’esportazione di materie prime minerarie, di idrocarburi e prodotti agricoli, riaffermazione delle alleanze internazionali e degli accordi di libero scambio con USA e UE, ferrea applicazione delle ricette neoliberiste. 

Il parlamento sarà comunque dominato dai deputati del partito di Keiko Fujimori, con 68 eletti su 125 ‘congresistas’ (il 54,4% dei seggi); le altre quattro forze politiche che hanno eletto rappresentanti, avranno difficoltà a svolgere un reale ruolo di contrappeso ad una gestione politica fujimorista, qualora Keiko vincesse il secondo turno. Ancor più complessa la governabilità qualora il voto del ballottaggio offrisse il mandato di Presidente della Repubblica a Pablo Pedro Kuczynski, il cui partito ha potuto eleggere solo 20 deputati.

Come titolano alcuni quotidiani peruviani, “una svolta a destra” dell’elettorato, che nel ballottaggio dovrà scegliere tra stili diversi di applicazione di politiche analoghe. Ma un’affermazione di una forza e una personalità di sinistra, come Veronika Mendoza, che ha saputo affermarsi come punto di riferimento pur partendo da un iniziale 1% di consenso. (di Piero Confalonieri)

Fonte | La República