Nicaragua assetato

7 aprile 2016 I detrattori della tesi che sia in atto un cambiamento climatico globale causato in particolare dalle attività umane, adducono che  sempre vi sono state stagioni più calde alternate ad altre più rigide. Confondono la variabilità climatica (appunto, gli andamenti sempre diversi da anno a anno, ma che visti come una serie di dati in successione su periodi lunghi hanno delle costanti) con il fenomeno più generale del cambiamento climatico, che è invece un trend di modifica significativa di tutte le variabili climatologiche su scale temporali lunghe. L’evidenza del fatto che ci troviamo in una fase di avanzato cambiamento climatico e che esso ha cause principalmente antropiche (emissioni di gas a effetto serra da molteplici attività dell’uomo) è ormai palese ed accettata da tutti i maggiori esperti.

Gli impatti di questo cambiamento sono già presenti ed in modo pesante, soprattutto in certe aree geografiche: per esempio le isole e le zone costiere con una scarsa altitudine dal livello del mare, che rischiano di assistere al progressivo avanzamento del mare e alla salinizzazione di terre e che corrono il rischio addirittura di essere completamente sommerse.

Il Nicaragua è segnalato come un paese vulnerabile agli impatti del cambiamento climatico in molti studi e da vari anni. In questi ultimi mesi, questi impatti sono oramai presenti, potenti e devastanti. Per il secondo anno di fila, la siccità ha colpito duramente i raccolti dei contadini. Le campagne sono desolate e si è incrementato il flusso di giovani che emigrano verso il Costa Rica o gli Stati Uniti. Molte cittadine e paesi si trovano con grandi difficoltà di approvvigionamento idrico, perché le falde freatiche si sono abbassate e i pozzi prosciugati.  Alcuni corsi d’acqua si sono ridotti a esigui rivoli togliendo alle mandrie di bovini i luoghi di abbeverata (va ricordato che il Nicaragua è un paese dove l’allevamento zootecnico è un’attività rilevante).

Nel frattempo, continuano le attività di estrazione forestale anche in zone protette o nella fascia di confine con l’Honduras, dove in teoria non potrebbero realizzarsi questo tipo di azioni. Ma sono decenni di taglio del bosco, di incendi forestali per aprire nuovi appezzamenti agricoli, di eliminazione delle mangrovie per aprire allevamenti industriali di gamberi ed altre attività dissennate che oggi sembrano avvicinare il collasso ambientale del Paese.

In conclusione, non si può che ribadire quanto dice uno studio della CEPAL, la Commissione economica per l’America latina: « il cambiamento climatico sintetizza i problemi dello stile di sviluppo globale e suggerisce la necessità di trasformazioni fondamentali dell’attuale stile di sviluppo per mantenere un ritmo di crescita coerente con le aspirazioni di benessere della popolazione,  che permetta al contempo mantenere gli attivi ambientali». (Piero Confalonieri)

Foto | Gladys Guadalupe Artola – Prinzapolka, Nicaragua

Foto in galleria | Grafica da @El Nuevo Diario